“Chronotopie” di Damiano Fasso a cura di Charlotte Madeleine Castelli. Quando il tempo si fa materia, visione e destino. Opening: sabato 17 maggio ore 18 – Galleria Carlo Alberto, Treviso. Il tempo ci scorre addosso, ci abita, ci trasforma. Ma cosa succede quando è l’arte a prenderlo tra le mani e a farne materia viva? È questa la domanda che anima “Chronotopie”, la nuova e potentissima mostra di Damiano Fasso, in arrivo alla Galleria Carlo Alberto di Treviso. L’inaugurazione è fissata per sabato 17 maggio alle ore 18, un appuntamento da non perdere per chi ama l’arte che scava, interroga, sovverte. Curato da Charlotte Madeleine Castelli, il progetto è un viaggio radicale nelle pieghe del tempo – inteso non come flusso astratto, ma come spazio da abitare, da attraversare con lo sguardo, il corpo e il pensiero. Castelli costruisce un percorso narrativo denso, avvolgente, quasi teatrale: ogni sala è una soglia, ogni opera un tempo diverso da vivere. Dal rituale al digitale, dal biologico all’eterno. Fasso ci porta oltre la superficie. E lo fa a modo suo. Con la sua cifra inconfondibile, Fasso alterna pittura, installazioni, videoarte e NFT per raccontare un mondo in bilico tra distruzione e bellezza, memoria e artificio. Le sue opere sono corpi contaminati da veleni, polveri da sparo, materiali industriali; ma sono anche immagini delicate, ossimoriche, che ci interrogano con grazia feroce. Già noto per mostre visionarie come “Digital Lies”, in Chronotopie Fasso spinge oltre la soglia, grazie anche all’intelligenza curatoriale di Castelli, che ha saputo far emergere una nuova profondità nel suo lavoro: non si tratta più solo di osservare, ma di essere attraversati. La città come estensione della mostra.
Info mostra
👨🎨 Damiano Fasso – CHRONOTOPIE
🖼️ Galleria Carlo Alberto – via Carlo Alberto, 5 – Treviso
🎉 Opening: Sabato 17 maggio ore 18
Orari di apertura:
Martedì – Domenica 10/17 o su appuntamento.
Un consiglio? Veniteci. Non solo per vedere cosa accade quando il tempo diventa immagine, ma per sentirlo. Per toccarlo. Per scoprire – magari – che ci appartiene più di quanto pensiamo.