Elena, in arte Osso Nero, nasce nel 1986 a Bazzano, in provincia di Bologna. La sua ricerca artistica nasce dall’idea che l’arte sia uno strumento capace di guarire e di liberare, più che di compiacere, dando forma ai “mostri interiori” che abitano l’essere umano. Il suo lavoro si muove attraverso diversi linguaggi, dalla fotografia al video, dalla pittura alla grafica, in una continua sperimentazione espressiva. Nel 2012 presenta la personale di fotografia Phobofobia con installazione video in vari spazi di Bologna, tra cui Candybar, Circolo Menomale e Stile Libero. Nel 2024 tiene una mostra personale organizzata da Italian Art Touch a Pesaro, dal 23 novembre al 24 dicembre, mentre nel 2025 partecipa al progetto 8 Artiste testimoniano l’8 marzo, ospitato sempre da Italian Art Touch, dal 8 al 29 marzo. La sua produzione si distingue per un linguaggio viscerale e diretto, che indaga le zone d’ombra della psiche trasformandole in immagini cariche di intensità emotiva. ossonero.com
Cos’è per te l’arte? Cosa significa per te l’idea che l’arte possa avere un potere di guarigione?
L’arte per me è prima di tutto un linguaggio interiore: un luogo in cui riesco a trasformare emozioni, paure e desideri in immagini che parlano da sole. È il mio modo di abitare il mondo, di tradurre ciò che vivo in segni e colori. In questo senso credo profondamente che l’arte abbia un potere di guarigione: non perché cancelli il dolore, ma perché lo rende visibile, condivisibile, e in questo processo lo alleggerisce. Mostrare una ferita significa già iniziare a cicatrizzarla.
In che modo i tuoi “mostri interiori” diventano immagini attraverso la fotografia, la pittura o il video?
I miei “mostri interiori” trovano forma spontaneamente, come se chiedessero di essere rivelati. A volte diventano ombre in un dipinto, altre volte emergono come figure nelle fotografie o si muovono nelle immagini video. Cambia il linguaggio, ma resta sempre la stessa radice: un’urgenza di dare corpo a ciò che di solito resta invisibile.
Come cambia il tuo linguaggio quando passi da un mezzo espressivo all’altro?
Passando da un mezzo espressivo all’altro sento che si modificano i toni, quasi come se cambiassi voce. Nella pittura la mia voce è più intima e meditativa, nella fotografia più diretta, nel video più evocativa e immersiva. Mi interessa questa trasformazione, perché mi obbliga a cercare nuove strade per dire le stesse cose.
Quali emozioni speri che il pubblico provi entrando in contatto con le tue opere?
Al pubblico non chiedo una reazione precisa, non cerco di guidarlo. Spero piuttosto che chi guarda le mie opere si senta toccato in profondità, che provi un riconoscimento, anche solo per un istante. Se nasce un’emozione, qualsiasi essa sia, allora l’opera ha compiuto il suo viaggio.
Che ricordi conservi della tua prima personale Phobofobia e quanto ha influenzato il tuo percorso successivo?
La mia prima personale, Phobofobia, è stata un punto di svolta. Ricordo la paura di espormi e, insieme, la liberazione nel farlo. È stato come gettare fuori un peso che custodivo da anni. Quel passo mi ha permesso di accettare la mia vulnerabilità come parte integrante del mio percorso artistico.
Cosa ti ha spinta a scegliere il nome d’arte Osso Nero e quale significato racchiude per te?
Il nome d’arte Ossonero nasce da una mia fascinazione per l’anatomia. Non c’è una storia precisa, ma un legame forte con le forme del corpo, con l’idea che l’osso sia struttura, memoria, radice. Ho cercato un nome che avesse equilibrio visivo: “osso” e “nero” si incastrano in un quadrato perfetto, e questa geometria è diventata la mia firma, il mio sigillo.
In che misura l’esperienza con Italian Art Touch ha contribuito alla diffusione del tuo lavoro?
L’esperienza con Italian Art Touch mi ha dato gratificazione, visibilità e l’opportunità di sentirmi parte di un contesto artistico più ampio. È stato un passo importante. Sono grata, ma resto consapevole che la strada per far conoscere davvero la mia visione è ancora lunga e richiede costanza.
Quali direzioni vorresti esplorare nella tua ricerca futura?
Per il futuro vorrei spingermi sempre più verso un’arte che sia dialogo. In questo momento sto lavorando a un nuovo progetto che ha come tema l’anima: è ancora in fase germinale, ma sento che sarà un passaggio importante nella mia ricerca.
Descriviti in tre colori.
Se dovessi descrivermi in tre colori sceglierei l’acquamarina, che porta con sé la trasparenza e la fluidità; il giallo, che è luce, energia, respiro; e il nero, che per me non è assenza ma origine, radice, possibilità di tutte le forme.







