Francesco, nato a Torino da genitori calabresi, ha conseguito la laurea in Economia Aziendale all’Università della Calabria, ma ha coltivato con dedizione una passione per la scrittura che lo ha portato a esplorare diversi ambiti creativi, tra cui romanzi, canzoni, testi teatrali e opere rock. Ha iniziato la sua carriera musicale con la band VillaZuk, scrivendo testi per diversi album, tra cui la sua prima canzone incisa, “Kamala versava da bere”. Successivamente ha collaborato con altri artisti calabresi e partecipato a concorsi nazionali. Il suo primo romanzo, Il Morso della Taranta (2014), ha ottenuto successo di critica e pubblico, permettendogli di presentarlo in oltre quaranta eventi in tutta Italia. Nel 2019 ha pubblicato 3653 giorni prima di rivederti, accolto positivamente da lettori e critici. Nel luglio 2025 è uscito Ordine ignoto, un thriller distopico che riflette sull’impatto della tecnologia sulla vita quotidiana e sul ruolo del cittadino consapevole. Francesco continua a esprimersi attraverso la produzione di video ironici, la recitazione in produzioni teatrali e cinematografiche locali, la scrittura di testi teatrali e musicali commissionati, e la composizione di nuove opere narrative, avendo pubblicato finora otto romanzi. Vive a Casali del Manco e lavora a Rende in una società specializzata in finanza agevolata.
Cos’è per te la scrittura?
La scrittura (come l’arte in ogni sua forma) per me è la capacità di inchiodare un’emozione e renderla eterna. È la capacità di mostrare ad altri infiniti mondi che solo pochi riescono a vedere
Come concili la tua formazione in Economia Aziendale con la tua passione per la scrittura e le arti performative?
La mia formazione e il mio lavoro sono legati al lato pratico, preciso del mio carattere. La scrittura e le altre arti performative sono indipendenti da me, si prendono il loro spazio, mi cercano, mi fanno vedere luoghi o ascoltare dialoghi… chiedono di venire alla luce.
Qual è stata l’ispirazione principale dietro il tuo primo romanzo Il Morso della Taranta?
Il Morso della Taranta è stato il quinto romanzo che ho scritto, ma il primo che ho pubblicato ed è legato al mondo della musica, delle tradizioni, delle storie che fin da bambino ho ascoltato dai miei nonni: storie di altri tempi, di credenze e mistero. Scrivendo è venuto a mancare mio nonno e questo ha contribuito ad ispirare e mettere quel dolore su carta.
In che modo la tua esperienza nella musica, con i VillaZuk e altre collaborazioni, ha influenzato il tuo approccio alla scrittura?
In modo indecifrabile e latente sono legati. Scrivere il testo di una canzone impone necessariamente schemi, ritmi, armonia, mentre scrivere per la prosa, lascia liberi di riversare qualsiasi parola sui fogli, eppure in entrambi i casi, inconsapevolmente, le frasi tendono alla musicalità, come se volessi dare ogni volta una nuova forma alla poesia.
Ordine ignoto affronta temi legati alla tecnologia e al ruolo del cittadino: quali riflessioni personali ti hanno spinto a esplorare questo argomento?
La mia esperienza politica ed amministrativa, nel corso degli anni, mi ha spinto ad interrogarmi sulla capacità di comprensione e di discernimento dell’elettorato, ma anche sui meccanismi che portano in primo piano un politico piuttosto che un altro. Con la pandemia, queste riflessioni, sono diventate ancora più dettagliate, fino a tentare di rispondere (ed indirizzare) alla domanda: Cosa vuol dire essere cittadini consapevoli e che ruolo smisurato gioca la tecnologia nei nostri confronti.
Tra i tuoi otto romanzi, c’è un’opera a cui sei particolarmente legato o che senti rappresenti al meglio la tua evoluzione artistica?
Credo che risponderò sempre: il prossimo romanzo. Perché ogni cosa che scrivo serve per interrogarmi e per rispondermi… e quindi per crescere. Sono legato, poi, ad ogni romanzo, brano, poesia, canzone che ho scritto, perché ognuna parla di me e dell’emozione che provavo in quel momento. Non ho mai scritto per il solo gusto di scrivere, ma per dare voce a qualcosa che veniva da dentro o da un altro mondo.
Come vivi il rapporto con il pubblico durante le presentazioni dei tuoi libri e le rappresentazioni teatrali?
Mi piace stare in mezzo alla gente, credo che sia una condizione necessaria per l’intera umanità: stare insieme, riconoscersi come fratelli, aiutarsi. Ad ogni presentazione e/o rappresentazione mi diverto, perché sono libero, non mi prendo mai sul serio e metto in pubblico quello che sono… cercando sempre di coinvolgere tutti e di buttarla sul ridere.
Qual è la parte del tuo lavoro creativo che ti dà più soddisfazione e perché?
Credo che sia il momento della composizione. È un atto intimo, quasi trascendentale, che collega lo spirito con qualcosa di indecifrabile, che prende una certa forma, in un certo momento nella realtà. Vedere un lavoro pubblicato o rappresentato è sicuramente motivo d’orgoglio – soprattutto se si ripensa alle ore trascorse per portarlo alla luce – ma l’essere chiamati a comporre qualcosa, perché si sente uno stimolo o una voce che spinge a fare questo è impagabile.
Hai mai pensato di unire in modo più strutturato le tue diverse passioni – scrittura, musica, recitazione – in un unico progetto?
Si, ciò pensato più volte, ma mi è sembrato sempre troppo autoreferenziale. Mi piace offrire un pezzo di me, che mischiato a pezzi di altri riescono a dare vita a qualcosa di unico ed eccezionale.
Come descriveresti il tuo stile narrativo e quali autori o artisti ti hanno maggiormente influenzato?
Non saprei come descriverlo sinceramente… di mio posso dire che, a livello di scrittura, sono incantato da Gabriel Garcia Marquez, da Alessandro Baricco, Umberto Eco, Khaled Hosseini, Ken Follett, ma anche Bulgakov, Tolstoj, Gogol, Cechov. Altre fonti d’ispirazione/riflessione sono la Bibbia e il Vangelo. A livello musicale il rock di ogni nazionalità, i cantautori italiani (passati e presenti), la musica indie. Ognuno di loro ha influenzato, plasmato o stimolato qualcosa che volevo o dove comporre.
Quali nuovi temi o generi ti piacerebbe esplorare nelle tue prossime opere?
Sempre qualcosa che mi faccia vibrare l’anima o che si presenti da un’altra parte dell’universo all’improvviso, capace di sorprendermi e indurmi a voler/dover scrivere di essa. Ad oggi non so cosa succederà, può accadere che da un attimo all’altro un’immagine o un racconto mi spingano ad esplorare un nuovo continente di temi ed emozioni.
Descriviti in tre libri.
Cent’anni di solitudine – Gabriel Garcia Marquez.
Oceano mare – Alessandro Baricco.
Il signore delle mosche – William Golding.


