IVANA CABRIOLU

IVANA CABRIOLU

Ivana, nata nel settembre 1986 nella provincia di Cagliari, è un’artista autodidatta che ha sviluppato uno stile personale capace di unire influenze dal fumetto, dalla Pop Art e dalla Street Art, muovendosi tra bidimensionalità e tridimensionalità. La sua ricerca è in costante evoluzione e si concentra principalmente sulla rappresentazione del volto umano come specchio delle emozioni, esplorando la complessità e la profondità dell’animo. Negli ultimi anni ha indirizzato il proprio lavoro verso l’indagine delle sfumature dell’amore, raccontandone la forza e la fragilità e trasformando i ritratti in strumenti di introspezione e narrazione emotiva. Che si tratti di bianco e nero o di colore, di tela o di carta, il fine ultimo del suo lavoro rimane quello di catturare l’essenza del soggetto, restituendo sulla superficie pittorica l’intensità dei sentimenti più profondi. Dal 2010 partecipa a numerose mostre sia in Sardegna che in altre città italiane, tra cui Pomezia, Napoli, Sanremo, Oristano, Roma, Olbia, Castelsardo, Milano, Torino e San Teodoro. Nel 2012 dà vita al collettivo ArtisticamenteUniti, insieme a due pittori e una fotografa, con il quale espone al Palazzo Regio di Cagliari e partecipa al progetto di videoarte collettiva Piccolo Caos Sant’Elia Viva di Marinella Senatore. Il suo lavoro ha ricevuto attenzione da quotidiani, riviste d’arte e cataloghi, e le sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche sia in Italia che all’estero, a testimonianza di un percorso artistico che unisce sensibilità, ricerca e continua crescita espressiva.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è la rappresentazione della propria interiorità, del pensiero e della visione del mondo. Può sembrare banale, ma per me è anche una valvola di sfogo importantissima, un’amica a cui confidarsi.

Cosa ti affascina di più nel volto umano e cosa cerchi di rivelare attraverso i tuoi ritratti?

La parte che più mi affascina sono gli occhi, perché esprimono l’essenza stessa di un volto, di una persona. Quello che cerco di rivelare sono le emozioni, le sensazioni, in altre parole l’essenza.

In che modo le influenze del fumetto, della Pop Art e della Street Art si fondono nella tua tecnica?

Dal fumetto ho tratto l’abitudine a marcare i volti in alcuni tratti. La Street Art e la Pop Art, invece, mi hanno insegnato ad azzardare, soprattutto nell’uso del colore e negli accostamenti cromatici, per dare energia e forza espressiva ai soggetti. Oggi il mio stile è più maturo e realistico, ma l’azzardo cromatico e la marcatura rimangono.

Quale ruolo hanno avuto le emozioni personali nel tuo percorso creativo e come si riflettono nelle tue opere?

Le emozioni personali sono sempre centrali. Ogni volta che creo un’opera c’è dentro una mia emozione: a volte negativa, altre positiva. Non si può dipingere senza portare con sé il proprio carico emotivo. Molte delle mie opere sono racconti personali legati a momenti della mia vita, cose che non condivido con gli altri, anche perché sono sempre stata molto introversa.

Tra le numerose mostre a cui hai partecipato, ce n’è una che consideri una tappa fondamentale per la tua crescita artistica?

Sicuramente la mia prima personale: ero giovane, non avevo ancora uno stile definito, ma espormi e ricevere i giudizi dei visitatori mi è servito per capire i miei limiti e provare a superarli. Un’altra esperienza fondamentale è stata la personale a Castelsardo, presso il Castello dei Doria: lì ho incontrato un pubblico internazionale grazie ai numerosi turisti e ho ricevuto un riscontro molto arricchente.

Cosa ti ha spinto a fondare il collettivo ArtisticamenteUniti e come ha influenzato la tua visione dell’arte?

L’amicizia è stata la miccia che ci ha spinto a creare il collettivo. Avevamo voglia di fare, di sperimentare e di prenderci spazio, perché per gli artisti emergenti è spesso difficile trovare un contesto espositivo, soprattutto in Sardegna. Così abbiamo deciso di sceglierci da soli. Lavorare con tre artisti molto diversi da me mi ha insegnato a guardare le cose da prospettive differenti e a immedesimarmi nelle loro ricerche.

Quali emozioni o reazioni speri di suscitare nel pubblico che osserva i tuoi lavori?

Spero che chi guarda le mie opere possa ritrovarsi in una sensazione o in un’emozione. Credo che la percezione di un’opera d’arte sia totalmente soggettiva, per questo non spiego mai i miei lavori. L’unico input è il titolo: da lì il fruitore può viaggiare, pensare e trovare il proprio significato.

Che significato attribuisci al bianco e nero rispetto al colore nelle tue opere?

Il bianco e nero è selettivo, lascia filtrare poco a livello emotivo e rende il soggetto eterno e immortale, ma al tempo stesso etereo e poco tangibile. Il colore, invece, è più comunicativo, parla di emozioni, ed è più forte e azzardato.

Hai un sogno o un progetto artistico che vorresti realizzare nei prossimi anni?

Mi piacerebbe esporre in nuove città e collaborare con altri artisti, ma il mio vero progetto è crescere come artista. Voglio arrivare a più persone possibili e potermi guardare allo specchio con la certezza di essere fiera di ciò che ho fatto.

Descriviti in tre colori.

Rosso: la passione, l’amore, la solitudine, l’abbraccio.
Blu: la freddezza, il distacco, il cielo.
Nero: la profondità.

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