Laura è una grande sognatrice di una piccola città della Moldavia. Fin dalla tenera infanzia, ha scoperto la passione per l’arte e ha iniziato a sperimentare forme e colori. Attraverso l’arte, sfoga le emozioni che non sa gestire, come il dolore e le delusioni. Nel momento d’incertezza mondiale attuale, costretta a essere chiusa fra le mura domestiche, le tele e i colori le hanno dato modo di esprimere i suoi sentimenti e le sue emozioni, dando vita alla sua vena artistica che non si è più fermata. Ha esposto in Italia e all’estero, di recente ha partecipato al Tour Usa Biennale, i suoi lavori sono stati visti a Washington, Miami, Los Angeles e New York ottenendo il consenso del pubblico e della critica. Selezione di Angelo Crespi tra le 80 proposte su cui investire. Selezionata da Vittorio Sgarbi tra i “Narratori del nostro tempo” con commento critico delle opere ed esclusiva video critica curata del Prof. Sgarbi e pubblicata nei suoi canali Facebook e Instagram.
Cosa è per te l’arte?
L’arte per me è libertà. È come ballare da sola, con la musica altissima su un palco enorme, dove non c’è nessuno che ti guarda, ti analizza, ti giudica. Puoi ballare vestita o nuda, seguire il ritmo oppure ignorarlo, piangere, urlare, ridere, o sederti in un angolo e fissare una luce per ore. Questo per me è arte, semplicemente libertà.
Qual è stata la tua prima opera d’arte e come ti sei sentita nel realizzarla?
La mia prima opera è stata un’opera molto inquietante, realizzata nella fase più brutta e buia della mia vita. Era un viso che si stava soffocando sotto le lenzuola e chiedeva l’aiuto. Più di una persona me lha associata all’urlo di Munch, anche se secondo me sono due cose diverse, quello è un dipinto invece la mia è quasi una scultura. Nel realizzarla come mi sono sentita? Il bello è proprio questo, è che non ho sentito niente, era l’unico momento dove non percepivo sofferenza, dolore e inquietudine, e come mi fossi staccata dalla terra e stavo nel mio mondo protetto, e da lì non mi sono più fermata. In quel periodo la mia anima era circondata dalle nuvole nere e pesante che molto lentamente hanno cominciato a spostarsi permettendo di entrare qualche raggio di sole e qualche goccia di speranza nella mia vita. Dopo anni le mie opere hanno cominciato a prendere colori, e solo lì mi sono resa conto che queste nuvole sono quasi del tutto sparite.
Come descriveresti il tuo stile artistico a chi non ha mai visto i tuoi lavori?
Non saprei come descrive il mio stile artistico, perché non ho mai pensato a seguire uno stile o una scuola di pensiero. Io vivo di immaginazioni e sogni, quindi prima sogno e poi realizzo. E vero pure che quando questo sogno ha cominciato a trasformarsi in qualcosa di reale mi sono guarda intorno e ho notato qualche lavoro simile al mio, ma realizzati con dei materiali diversi, non posso negare che sono rimasta un po’ sorpresa e un po’ male.
C’è un momento o un evento in particolare che ha segnato la tua evoluzione come artista?
Sono stata invitata a una serata di beneficenza organizzata dai Cavalieri di Malta OSJ. Per l’occasione, ho messo a disposizione alcune delle mie opere con finalità benefica. Il ricavato della serata, frutto di donazioni libere da parte dei partecipanti, è stato destinato a un’importante associazione che si occupa di bambini abbandonati. Successivamente, sono stata nuovamente invitata e le mie opere sono state molto apprezzate, venendo persino acquistate. Questa esperienza è stata il vero motore che mi ha spinta a credere nelle mie opere e nel loro valore. Da quel momento, ho trovato il coraggio di propormi a una prestigiosa galleria in Piazza di Spagna, che ha accolto e accettato le mie opere.
Quali emozioni o messaggi cerchi di trasmettere attraverso le tue opere?
Fino a poco tempo fa, ciò che volevo trasmettere era il mio dolore interiore, i traumi vissuti durante l’infanzia e l’adolescenza. Poi, però, mi sono resa conto che era sbagliato: le persone non possono accogliere nelle loro case le mie sofferenze, ma solo gioia, bellezza ed eleganza.
Come è stata l’esperienza di esporre le tue opere negli Stati Uniti? Quali differenze hai notato rispetto all’Italia?
Sono stata profondamente emozionata e felice quando mi hanno riferito che il Comitato Scientifico della Fondazione Effetto Arte mi aveva scelta tra oltre 500 artisti partecipanti al Tour USA per video-esporre la mia opera nella celebre piazza di Broadway, a New York. Un luogo unico, dove nessun altro artista prima di me aveva mai avuto l’opportunità di video-esporre le proprie opere. Il mio lavoro è rimasto in esposizione per 15 giorni in una delle piazze più importanti di NYC. Non mi sarei mai aspettata di essere selezionata, considerando l’altissimo livello degli artisti partecipanti, provenienti da tutto il mondo. Da quel momento in poi, ho ricevuto un incredibile numero di contatti: tantissime persone mi hanno scritto sui miei profili social, le mie opere sono state pubblicate su diversi giornali e testate giornalistiche, mi sono stati dedicati articoli e la mia popolarità è cresciuta notevolmente.
L’essere stata scelta da Vittorio Sgarbi e Angelo Crespi ha influenzato il tuo percorso artistico? In che modo?
Per me è stato un motivo di grande orgoglio personale essere scelta da Vittorio Sgarbi, il più grande critico d’arte italiano, che ha apprezzato i miei lavori. È rimasto colpito dalla tecnica e dalla forza espressiva che riescono a trasmettere, dall’uso di oggetti o elementi tratti dalla realtà, che sembrano vivere come anime nella materia stessa. Ha riconosciuto nella mia tecnica la capacità di suscitare emozioni in chi osserva le mie opere e mi ha incoraggiata a continuare a credere in ciò che faccio. Inoltre, ho avuto l’onore di ricevere il coefficiente di votazione delle mie opere da Angelo Crespi, direttore dell’Accademia di Brera. Un riconoscimento importante, accompagnato da un testo critico che valorizza il mio percorso artistico e mi sprona a proseguire con ancora più determinazione.
Ci sono artisti o movimenti artistici che ti ispirano particolarmente?
Per me creare e’ stata da sempre una passione, non un lavoro. Perciò non amo ispirarmi agli altri artisti. Il mio mito è Salvador Dali’, ma non mi sento all’altezza per ispirarmi a lui.
Come affronti le critiche, sia positive che negative, sul tuo lavoro?
Le critiche positive ovviamente mi fanno piacere, quelle negative le accetto, perché l’arte è soggettiva, quindi è impossibile piacere a tutti. Le peggiori critiche le ho ricevute dalla mamma del mio ex compagno, e da un amica.
Che ruolo hanno avuto le difficoltà e le emozioni della tua vita personale nel plasmare la tua arte?
“La mia arte e ciò che sono oggi sono il frutto delle difficoltà del mio passato. Le sfide mi hanno fatto sognare, e i sogni mi hanno spinto a materializzare e creare.”
Qual è il tuo prossimo progetto o sogno artistico che vorresti realizzare?
Il mio prossimo progetto è comprare un posto che possa usare esclusivamente per creare nuove opere più grandi e impegnative.
Descriviti in tre colori.
Non mi bastano 3, ma visto che devo scegliere solo 3, direi Verde, arancione, celeste.





