MARIO BORRELLI

MARIO BORRELLI

Mario, giovane pittore definito dalla critica come “l’ultimo dei Romantici”, pone il corpo umano al centro della sua ricerca artistica, celebrandolo come misura di tutte le cose. La sua pittura figurativa affonda le radici nella classicità, riflettendo un pensiero che unisce il mito, l’archetipo e la verità sensibile. In un panorama artistico spesso dominato dalla forma e dalla provocazione, Borrelli restituisce al corpo nudo un valore simbolico, sacro e trascendente. Nelle sue opere, l’erotismo si distacca dalla rappresentazione del corpo “svestito” o idealizzato: diventa un linguaggio spirituale, una nudità che non imbarazza, ma si fa abito dell’anima, portatrice di senso. I suoi corpi dipinti sono epifanie di Eros, manifestazioni terrene di un amore che si fa sacro, in un equilibrio sospeso tra l’amor profano e quello mistico. La pittura di Borrelli è una contemplazione carnale e spirituale al tempo stesso, in cui ogni dettaglio — una ciocca di capelli, un panneggio, una mano — diventa chiave di accesso al mistero dell’esistenza. L’artista si muove in uno spazio pittorico metastorico, fuori dal tempo e dallo spazio, evocando suggestioni oniriche e simboliche. Predilige la figura femminile dalle forme morbide non per vezzo estetico, ma perché vi riconosce l’Eros vincitore, la forza generativa che resiste alla spinta distruttrice di Thanatos. Le sue immagini raccontano una tensione vitale tra impulso e sublimazione, tra carne e spirito, tra istinto e sentimento. Con una sensibilità che unisce vitalismo, cultura classica e profondità emotiva, Mario Borrelli costruisce un linguaggio pittorico che non teme la verità. Una verità nuda, potente, che seduce e interroga. La sua arte è poesia visiva, preghiera della carne, luogo in cui il desiderio si fa luce e la pittura si trasforma in atto rivelatore.

Cos’è per te l’arte?

L’arte nella mia vita ha sempre rappresentato l’unica concreta forma di libertà: la libertà di vedere, sentire ed esprimersi. È l’unica “bugia” che rende reale la realtà stessa.

Cosa ti ha portato a scegliere il corpo umano come soggetto centrale della tua ricerca pittorica?

La scelta del corpo è legata al concetto che amo trasmettere nei miei dipinti. L’idea di Eros si lega in modo particolare al corpo umano, soprattutto a quello femminile, che considero la perfetta rappresentazione di perfezione e di incontro tra sacralità e forza erotica.

In che modo interpreti oggi il concetto di “nudo” rispetto alla sua lunga tradizione nella storia dell’arte?

Per me il nudo resta un mezzo di comunicazione potente, un gesto deciso che arriva subito al cuore e alla mente dello spettatore. Il mio concetto di nudo è legato alla naturalità: in un mondo in cui i media spingono verso una bellezza stereotipata, credo sia importante restituire al corpo naturale, privo di artifici, il giusto senso di bellezza.

La tua pittura sembra muoversi tra Eros e sacralità: come convivono questi due poli nel tuo lavoro?

Ombra e luce convivono nell’universo e nel concetto energetico; eros e sacralità sono due facce della stessa medaglia, si bilanciano perfettamente e non possono esistere l’uno senza l’altro.

Qual è il rapporto tra il tuo linguaggio pittorico e la dimensione del “non luogo” che spesso evochi nei tuoi quadri?

La mia ricerca si concentra sul soggetto, e l’idea di bellezza è atemporale. Per questo non ha senso assegnare dimensioni o luoghi specifici ai miei soggetti: essi viaggiano nella mente e nello spirito, liberi da vincoli e limiti.

Ti ispiri a modelli specifici della tradizione artistica o segui un flusso più istintivo e personale?

Tra gli artisti che più ho ammirato e che hanno influenzato la mia pittura ci sono William-Adolphe Bouguereau, Raffaello Sanzio e Modigliani. Da tutte queste influenze sono nato artisticamente, pur seguendo anche un percorso personale e istintivo.

Cosa cerchi di suscitare nello spettatore che osserva i tuoi corpi nudi, velati, trasfigurati?

Il mio scopo è ammaliare lo spettatore e far emergere i più remoti pensieri legati all’eros.

Come nasce un’opera per te: da un’immagine mentale, da un’emozione, da una riflessione teorica?

L’emozione interiore è sicuramente importante, ma ciò che mi muove di più è la visione del puro bello estetico.

Quanto contano la sensualità e l’estetica nella tua idea di verità?

Contano molto. La sensualità rappresenta forse una delle parti ancora intatte e non alterate dal tempo, mentre l’estetica è del tutto personale: ogni persona è un mondo a sé, e ogni mondo ha il proprio fattore estetico.

In un’epoca visiva così esposta, come pensi si possa ancora parlare di eros senza cadere nel cliché?

Credo sinceramente che chi si lascia ancora trasportare da cliché dovrebbe guardare dentro sé stesso e comprendere che il mondo è molto più ampio, e che l’eros abbraccia infinite sfumature, ognuna delle quali merita di essere vissuta.

Pensi che la tua pittura abbia anche una funzione “guaritrice” o di riconciliazione con la propria umanità?

Spesso chi posa e chi osserva si offre volentieri a questo percorso, che può aiutare a superare paure legate al proprio aspetto o al proprio stato mentale.

Descriviti in tre colori.

Rosso, ocra, nero.

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