REGINA MOSCHETO

REGINA MOSCHETO

Regina, artista italiana nata in Brasile nel maggio del 1974, ha trascorso gran parte della sua vita in terra brasiliana prima di stabilirsi definitivamente in Italia. Fin dalla giovinezza ha trovato nella pittura un mezzo espressivo capace di dare voce alla sua sensibilità, sviluppando parallelamente una lunga carriera come interior designer, durata oltre vent’anni. Questo percorso le ha permesso di affinare uno sguardo attento all’estetica, ai colori e alla relazione tra forme e spazi. La sua ricerca artistica si concentra principalmente sulla pittura acrilica su tela, dove protagoniste sono figure femminili ispirate all’immaginario delle pin-up, animali e fiori. Le donne che dipinge raccontano una femminilità forte e senza tempo, resa con grazia e un tocco di ironia; gli animali evocano la vitalità del mondo tropicale, mentre i fiori, intensi e simbolici, aggiungono profondità emotiva e cromatica alle sue opere. Nel suo percorso ha potuto contare sulla guida della Dott.ssa Janira Fainer Bastos (in memoriam), stimata curatrice e docente di arti visive, che l’ha seguita nei corsi di Produzione Visiva e Storia dell’Arte. Ha esposto in numerose mostre in Sud America e le sue opere sono apparse su riviste specializzate nel settore dell’architettura e del design d’interni, affermando una poetica visiva personale, riconoscibile e coinvolgente.

Cos’è per te l’arte?

Per me, l’arte è una finestra che rivela solo una piccola parte dell’immensità che vive dentro ogni persona. È uno spiraglio di luce che sfugge dall’anima e prende forma in colori, composizioni e simboli.

Quali influenze culturali del Brasile continuano a emergere nel tuo lavoro oggi che vivi stabilmente in Italia?

I colori vivaci, i contrasti intensi e l’energia visiva del Brasile continuano a emergere nella mia arte, soprattutto nelle rappresentazioni della natura e della figura femminile. Sono riferimenti che porto con me in modo naturale e che si intrecciano con la sensibilità estetica che trovo in Italia più contenuta, più classica, creando un contrasto armonico tra l’esuberanza e il raffinato.

In che modo la tua esperienza come interior designer ha modificato o arricchito il tuo approccio alla pittura?

La mia esperienza come interior designer ha arricchito profondamente il mio sguardo artistico, lavorare con gli spazi mi ha insegnato a pensare la composizione in modo più ampio. Le opere che creo spesso dialogano con ambienti dall’estetica minimalista, portando vita, colore ed emozione. È come se le tele completassero il silenzio delle pareti con narrazioni visive intense e sensibili. Questa convivenza tra la sobrietà degli spazi e l’espressività delle immagini è una sintesi che ancora oggi definisce il mio percorso, tra arte e progetto.

Cosa ti attrae dell’estetica pin-up e come scegli di reinterpretarla nel tuo immaginario femminile?

Ciò che mi affascina dell’estetica pin-up è il suo modo audace ed elegante di celebrare la femminilità. Reinterpreto questo universo con uno sguardo sensibile e contemporaneo, unendo forza e delicatezza. Le mie figure femminili hanno tratti tropicali e trasmettono libertà, carattere e anima creando un immaginario che unisce nostalgia e identità attuale.

Qual è il ruolo del colore nella tua narrazione visiva e come decidi le palette per ciascuna opera?

Il colore è centrale nel mio linguaggio visivo, perché comunica sensazioni e rafforza la narrazione. Scelgo le palette in modo intuitivo, in base all’emozione che desidero esprimere. Nelle opere più recenti, sto esplorando sfondi monocromatici, che creano un contesto più silenzioso e mettono in risalto figure e dettagli con maggiore intensità.

Gli animali che dipingi hanno un significato simbolico preciso o nascono da un legame personale con la natura?

Gli animali che dipingo non seguono una simbologia rigida. Dipingo ciò che la mia anima vede in loro, sia la forza di uno sguardo, la trama delle scaglie, la delicatezza delle piume e i loro colori vibranti, o il comportamento che manifestano nel loro ambiente. Ogni elemento mi colpisce in modo unico. Più che rappresentare la natura, cerco di sentirla e rivelarla nei dettagli.

Come ha influenzato la tua visione artistica il lavoro svolto con la Dott.ssa Janira Fainer Bastos?

La Dott.ssa Janira Fainer Bastos ha avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione artistica. Fu lei a insegnarmi a comprendere l’estetica del bello non come semplice apparenza, ma come affermava Platone come espressione di verità, armonia e elevazione dell’anima. Con la sua guida, ho imparato a distinguere il vero bello dall’arte frettolosa e priva di essenza. La sua sensibilità e il suo sguardo raffinato hanno lasciato un segno profondo nel mio percorso. Ho avuto il privilegio di averla come curatrice nella 29ª Esposizione Donna e Arte (EXMARTE), organizzata in occasione della Giornata Internazionale della Donna un’esperienza che custodisco con affetto e gratitudine.

Tra fiori, figure e animali, c’è un soggetto che senti più vicino a te o che ritorna nei momenti di maggiore ispirazione?

La figura femminile ritorna sempre, come un sussurro costante dell’ispirazione. Porta con sé bellezza, mistero e presenza. Animali e fiori completano la scena, portando natura e armonia.

Come vivi il rapporto tra arte e quotidianità? La pittura è per te uno spazio di riflessione, evasione o memoria?

L’arte fa parte del mio quotidiano in modo naturale, quasi come un’estensione del mio sguardo. Dipingere è un momento di pausa e ascolto, in cui posso ordinare emozioni, rivivere ricordi o semplicemente prendere distanza dal mondo esterno. È in questo spazio che ritrovo ciò che conta davvero, con più chiarezza e sensibilità.

Descriviti in tre colori.

Verde, perché per me il verde non è solo un colore, è una preghiera, un simbolo di vita, speranza e connessione con la natura. Bianco, per la chiarezza e per gli spazi silenziosi. E nero, per la sua profondità, eleganza e quel mistero che mi ispira sempre ad andare oltre la superficie.

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