ROBERTA SCATT

ROBERTA SCATT

Roberta è un’artista originaria di Vigevano, che fin dall’infanzia ha coltivato una profonda passione per la pittura, trasmessa dall’ambiente familiare. La sua ricerca artistica si sviluppa principalmente nell’ambito figurativo, attraverso l’utilizzo di tecniche diverse come il carboncino, la grafite, l’acquerello, la tempera, l’acrilico e il pastello, trovando però la massima espressività nei colori ad olio su tela. Guidata dal desiderio costante di sperimentazione e dalla volontà di tradurre emozioni in immagini, ha dato vita a una produzione ricca e articolata, partecipando a numerose esposizioni in tutta Italia. Nel 2023 ha ricevuto una benemerenza al Senato della Repubblica per un’opera dedicata a Madre Teresa di Calcutta, e l’anno seguente ha donato un ritratto di Papa Francesco in Vaticano. Sempre nel 2024, ha preso parte alla Biennale d’Arte di Vigevano e alla mostra In Chartis Mevaniae a Bevagna, con un’opera ispirata al Cantico di San Francesco. A novembre ha ottenuto un nuovo riconoscimento al Senato della Repubblica per un dipinto su Padre Pio, nuovamente donato nell’ambito del progetto “Testimone del Volontariato”. Nel 2025 ha esposto a Palazzo D’Adda a Varallo, partecipato alla Milano Art&Design Week e si prepara a presentare le sue opere alla seconda Biennale Internazionale d’Arte della Riviera Romana. Attraverso un linguaggio pittorico personale, Roberta Scatt continua a esplorare la dimensione spirituale ed emotiva dell’arte, portando avanti un percorso coerente e appassionato.

Che cos’è  l’arte per te?

Per me l’arte è un mezzo straordinario attraverso il quale io  possono esprimere e condividere le mie emozioni, utilizzando colori e forme per comunicare con gli altri. Considero l’ arte una droga del piacere, perché mi permette di lavorare dipingendo dieci ore al giorno senza sentire la stanchezza.

Quali emozioni cerchi di trasmettere attraverso la tua pittura figurativa?

 Attraverso la mia pittura figurativa cerco di  creare un  legame profondo tra l’opera e chi la osserva . Ogni pennellata è un tentativo di catturare stati d’animo umani, come la nostalgia, la speranza,  l’amore, la passione e  la fede. Voglio che chi osserva le mie opere possa sentirsi coinvolto, quasi come se intravedesse frammenti della propria vita.

Cosa rappresenta per te lavorare con l’ olio su tela rispetto ad altre tecniche?

Amo la pittura a olio perché ha qualcosa di quasi purificante. La luce che emana quando il colore è ancora bagnato diventa uno specchio in cui la mia anima si riflette sulla tela.

Come nasce l’ispirazione per i tuoi soggetti spirituali come Madre Teresa di Calcutta o Padre Pio?

 Ho sentito il bisogno di rappresentare figure spirituali come Madre Teresa di Calcutta e Padre Pio perché il loro dono agli ultimi è stato totale. Come loro hanno dedicato la propria vita a chi aveva più bisogno, io ho voluto donare le mie opere, mettendo la mia arte al servizio di quel stesso spirito di amore e sacrificio.

In che modo  il riconoscimento istituzionale ha influenzato il tuo percorso artistico?

 Aver ricevuto il riconoscimento istituzionale per  i miei lavori artistici, dedicati all’arte al servizio del volontariato, mi ha resa più forte e più sicura, aiutandomi a superare le difficoltà quotidiane con rinnovata determinazione. Sapere che il mio impegno artistico è apprezzato non solo dal pubblico ma anche a livello istituzionale mi motiva ancora di più a continuare  nel mio percorso artistico.

C’è un’opera tra quelle realizzate finora  a cui sei particolarmente legata?

C’è  un dipinto a cui sono particolarmente legata: ‘La Passione di Gesù’, un’opera a olio su tela che completai nel 2024. Lo dipinsi per 20 giorni in ginocchio, un’esperienza intensa e profondamente spirituale. Lo conservo nella mia camera da letto, e  lì resterà per sempre.

Come vivi le  esperienze delle esposizioni collettive, rispetto a quella del lavoro solitario in studio?

Amo le esposizioni collettive perché mi permettono di confrontarmi con molti artisti e con il pubblico, arricchendo la mia visione e il mio percorso creativo. Tuttavia, il piacere del silenzio e della pace interiore è il filo conduttore che mi consente di creare un dialogo autentico con la mia anima. Questa connessione profonda la trovo solo nel mio studio, dove ogni opera nasce da un momento di intensa riflessione e ispirazione.

Che significato ha per te portare la tua arte  in luoghi simbolici come il Vaticano o il Senato ?

Entrare in luoghi simbolici come il Vaticano o il Senato per donare le mie opere ha per me un significato profondo. Questi spazi non sono solo importanti per il loro potere istituzionale, ma rappresentano anche la custodia della storia dell’arte italiana. Donare la mia arte è un modo per contribuire a qualcosa di più grande, lasciando un segno che possa dialogare con la tradizione e i valori universali. Sapere che una parte di me, attraverso la mia arte, è custodita in Vaticano ha reso la mia fede ancora più potente, rafforzando il senso della mia vocazione artistica e spirituale.

Quale è la sfida più grande  che hai incontrato nel tuo percorso  artistico fino ad ora?

La sfida più grande è con me stessa,  trovare un equilibrio e accettare che la mia arte non può piacere a tutti. Imparare a convivere con questa consapevolezza mi ha reso più forte, permettendomi di esprimermi con autenticità, senza il timore del giudizio.

Hai nuovi progetti  o temi che desideri  esplorare nel prossimo futuro?

Nel mio prossimo futuro ho un progetto di portare in galleria la mia arte con la moda, insieme a una stilista italiana.

Come unisci sperimentazione tecnica  e coerenza stilistica nel tuo lavoro?

Nel mio lavoro cerco di unire sperimentazione tecnica e coerenza stilistica attraverso un equilibrio tra innovazione e identità artistica. Amo esplorare nuove tecniche, materiali e approcci, ma sempre mantenendo un filo conduttore che caratterizza le mie opere.

Descriviti in tre colori?

Bianco, ocra e rosso.

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