STEFANIA BORRONI

STEFANIA BORRONI

Stefania è un’artista originaria della provincia di Milano, dove è nata il 5 febbraio. Fin da bambina coltiva due passioni complementari: il disegno e la lettura. Queste inclinazioni la guidano prima al Liceo Artistico e poi alla facoltà di Lettere e Filosofia, un percorso che le permette di nutrire sia la sua sensibilità visiva che quella intellettuale. Dopo un periodo di distanza dal disegno, sente il bisogno di tornare a esprimersi attraverso la matita, riscoprendo così il potere evocativo delle forme. I suoi soggetti prediletti sono volti e corpi, in particolare quelli femminili, che ritrae con una raffinata attenzione al chiaroscuro e una sensibilità per le curve e i dettagli più intimi, esaltando la sensualità senza mai cadere nell’ovvio. Alterna queste figure a opere più introspettive, con l’intento di generare empatia e risvegliare emozioni profonde nello spettatore.

Cos’è per te l’arte?

Tutto ciò che suscita un’emozione, che fa riflettere. Ma è anche un potente mezzo di denuncia. L’arte, a 360 gradi, abbraccia ogni forma di espressione: visiva, come la pittura, la scultura e l’architettura; più “cerebrale”, come la scrittura; o uditiva, come la musica. Scendendo nel particolare, tutto può diventare oggetto d’arte. Pensiamo ad esempio ad Andy Warhol, che ha trasformato delle semplici scatolette di zuppa in opere celebri, citate in ogni manuale di storia dell’arte.

Qual è stato il momento in cui hai sentito con chiarezza che dovevi tornare al disegno dopo il tuo periodo di pausa?

Stavo attraversando un periodo un po’ particolare, sentivo che mi mancava qualcosa. Così mi sono detta: “Riprendo ciò che mi ha sempre fatto stare bene, quello che mi ha sempre reso felice.”

Cosa ti affascina del corpo femminile al punto da renderlo uno dei soggetti centrali del tuo lavoro?

Il corpo femminile è molto sinuoso, a differenza di quello maschile, che trovo più “strutturato”, direi quasi “duro” e definito. Un corpo femminile è sempre bello. Durante gli anni del liceo ho avuto modo di ritrarre modelle dal vivo e, sebbene ciascuna avesse una fisicità diversa, tutte trasmettevano un senso di morbidezza e femminilità, nonostante le imperfezioni.

Come scegli i volti o i corpi da ritrarre? Sono persone reali o nascono dalla tua immaginazione?

Prendo spunto da alcune referenze, ma in generale il soggetto — che sia un volto o un corpo — deve suscitarmi un’emozione che cerco poi di “fissare” sulla carta.

Che ruolo gioca il chiaroscuro nella costruzione del tuo linguaggio artistico?

È fondamentale, perché non solo serve a rendere la tridimensionalità del soggetto, ma crea anche un forte impatto visivo. Amo il chiaroscuro, un po’ come le foto in bianco e nero: è come se cristallizzasse i soggetti, collocandoli in un’altra epoca.

Cosa cerchi di trasmettere quando realizzi opere più intimistiche?

Cerco di restituire la stessa emozione che ho provato mentre le realizzavo. Per esempio, il disegno del bambino seduto che stringe a sé un paio di scarpe, intitolato La felicità nelle piccole cose, mi ha trasmesso una profonda tenerezza. Oppure Figli di un Dio minore, un pastello che raffigura una donna intenta a cucinare: è un disegno tragicamente attuale, di denuncia e di riflessione allo stesso tempo.

In che modo la tua formazione in Lettere e Filosofia ha influenzato la tua visione artistica?

La letteratura è piena di riferimenti, se si ha la voglia di coglierli. In fondo, arte e letteratura viaggiano sullo stesso binario: quello della creatività. L’arte visiva è più immediata, colpisce a prima vista, ma entrambe nascono da un processo che stimola l’immaginazione. Molti artisti del passato si sono ispirati a episodi letterari, trasformandoli in quadri o affreschi.

C’è un’emozione ricorrente che cerchi di evocare attraverso le tue opere?

Forse il delicato erotismo è l’emozione che cerco di evocare più spesso.

Hai delle fonti d’ispirazione artistiche o letterarie che ti accompagnano nel tuo processo creativo?

Ogni stimolo visivo, ogni lettura, anche una singola frase può diventare un punto di partenza. Se devo citare un artista in particolare, amo Caravaggio e il modo magistrale in cui usa il contrasto tra luce e ombra.

Come vivi il momento in cui un osservatore si confronta per la prima volta con una tua opera?

Con curiosità. Nessuna ansia, nessuna aspettativa. Solo una sana, genuina curiosità.

Hai un progetto futuro o un sogno legato alla tua arte che vorresti realizzare?

Prima di tutto, migliorarmi sempre. E poi riprendere in mano tecniche che ho lasciato ai tempi del liceo, come l’acquarello.

Descriviti in tre colori.

Azzurro, come il cielo estivo.
Rosa, un colore che richiama la mia parte più infantile e giocosa.
Arancione — me lo ha attribuito un amico, senza spiegazioni, ma l’ho fatto mio.

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