ANTONIO DELLI CARRI

ANTONIO DELLI CARRI nasce a Foggia nel 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Beni Culturali scegliendo, dopo due anni, di frequentare l’Accademia di Belle Arti, sempre a Foggia, dove si forma. Contemporaneamente agli studi partecipa a mostre e premi. Nel 2014 è vincitore under 25 del Premio Nocivelli, nel 2015 tiene la prima personale a Roma alla Galleria 28 Piazza di Pietra, è selezionato al Premio Catel, al premio GAeM, al Progetto SAC – Mari tra le mura della Fondazione Museo Pino Pascali e nel 2016 si aggiudica il terzo posto al Premio Ghidoni. Nel 2017 partecipa alla mostra di taglio storico Montezuma Fontana Mirko ed è scelto nello stesso anno tra i finalisti del PNA a Urbino. Nel 2018 diventa finalista al PNA di Palermo ed espone presso il museo Il Cassero per la Scultura Italiana con la doppia personale Denis Brocchini e Antonio delli Carri: 1 personale X2. Ha partecipato ad innumerevoli mostre collettive, come Art Site Fest in Piemonte nel 2019 e Sud Contemporaneo nel 2022 alla Galleria Nazionale di Cosenza. Attualmente lavora come scultore e 3D Artist.  Nelle sue opere si esplicano con chiarezza le arcane vestigia della sua terra, ricca di una storia che affonda le radici nell’arte daunia, negli eventi più recenti, come i bombardamenti che rasero al suolo Foggia, e nelle tradizioni autoctone, interpretate da uno dei maestri del Secondo Novecento, Pino Pascali, sulla cui linea meritatamente si inserisce. Schegge irregolari o musivamente regolari dalle dimensioni crescenti e decrescenti che avviano inaspettati giochi chiaroscurali, dalla cromia mutevole e dalla energica potenza tattile appaiono vivificate dalla fantasia plastica di delli Carri, diventando materia in evoluzione in cui vi è il rimando alla natura e visivamente al mare, con le sue onde increspate, le sue abissali profondità, i suoi suoni e i suoi sapori. Sculture in cui l’artista attraverso sottili giochi semantici narra lacerti di storia universale e personale in un colloquio aperto con l’osservatore che sinesteticamente ne rimane avvolto.

Qual è stata la tua prima esperienza con la scultura e cosa ti ha spinto a dedicarti a questa forma d’arte?

In realtà il mio approccio vero e proprio alla scultura è avvenuto tardi, verso i ventiquattro anni. Credo che avere un contatto diretto con la materia e con la creazione sia sempre stato un desiderio, un’esigenza forte e latente che ho sempre avuto sin  da piccolo, quando mi creavo i giocattoli con la plastilina; successivamente con il modellismo; e infine con la creazione di oggetti per la rievocazioni storiche. Solo in tarda età, dopo aver frequentato per un po’ di tempo beni culturali, ho sentito l’esigenza di voler creare qualcosa. Ho sempre voluto trasmettere le mie sensazioni, quello che provavo vedendo determinate  immagini, i miei ricordi, che sapevo  non sarei mai riuscito ad esprimere con le parole, quindi ho preferito farle avvertire attraverso un racconto fatto di forme e giochi di luci.

Quali sono le tue fonti di ispirazione principali quando crei una nuova opera?

la mia terra, credo che ogni artista tenti di dare a modo suo un racconto. Il mio parte dalla mia terra, la Capitanata,  a cui sono molto legato a livello storico e paesaggistico.. Magari, più in là, con un po’ più di esperienza vissuta, parlerò di altro, ma per ora il mio racconto è: “Ciao sono Antonio e ti parlo della mia terra, e di come i miei occhi hanno visto e vedono questa terra” 

Come descriveresti il tuo stile scultoreo in tre parole?

multisensoriale, colorato e … Scheggiato!

Sogno nel cassetto?

Ne ho tanti, già essere uno scultore è stato un sogno realizzato per me, una scelta dalla quale non potrò mai tornare indietro per fortuna. Un altro che mi gira in testa da un po ‘ di tempo è quello di realizzare un’opera, un’installazione davvero grande di cui faccia parlare tanto, ma soprattutto che regali a chi la vede un effetto di stupore, che sia interattiva, fruibile e vivibile. Può sembrare banale e scontato, ma credo che alla fine sia il sogno di ogni artista visivo (e non) quello di realizzare  un’opera che faccia parlare ai posteri e poterne godere del successo quando si è in vita! 

Progetti futuri?

Ho lavorato per molto tempo le resine, poco a poco sto ritornando al mio vero amore, ovvero la fusione a cera persa. Inoltre lavorando come 3D Artist mi piacerebbe integrare le due cose, la scultura classica a quella digitale, creando un ponte, una connessione, e dimostrando come la scultura tradizionale non sia morta, che ha ancora tanto da dare, e che non ma potrà mai essere sostituita, semmai arricchita dalle nuove tecnologie. 

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