Francesca, nata a San Pietro Vernotico nel 1985 e attualmente residente a Squinzano, è un’artista visiva e body painter la cui ricerca si sviluppa tra pittura su tela, trucco creativo e sperimentazione performativa. Dopo il diploma al Liceo Artistico “V. Ciardo” di Lecce, si forma all’Accademia di Belle Arti della stessa città, dove consegue con il massimo dei voti sia la laurea triennale che quella specialistica in Pittura. La sua passione per l’arte si estende anche al mondo del make-up professionale, con una specializzazione presso la MiMua Academy, grazie alla quale ottiene importanti riconoscimenti nel campo del body painting. Nel corso della sua carriera ha partecipato a mostre collettive selezionate, come Spoleto Arte a cura di Vittorio Sgarbi, e ha visto pubblicate le sue opere su cataloghi d’arte, tra cui “Arte in quarantena” edito da Mondadori. Si è distinta in numerosi concorsi nazionali e internazionali: nel 2016 vince il primo posto ai campionati italiani di body painting nella categoria esordienti, mentre nel 2023 rientra nella Top 5 al Campionato Mondiale in Austria. Nel 2024 ottiene il primo posto al contest Padova Benessere e il quarto al World Bodypainting Festival. Lo stesso anno cura il trucco con effetti speciali per il cortometraggio Confronti – Violenza sugli operatori sanitari, presentato in anteprima al Senato della Repubblica. La sua pratica artistica si distingue per la capacità di coniugare tecnica, sensibilità e un’intensa riflessione visiva e poetica sul corpo, lo spazio e l’identità.
Cos’è per te l’arte?
Per me l’arte è tutto. Non riesco a darle una definizione precisa, perché non credo si possa spiegare con le parole. È qualcosa che si sente dentro, come una vibrazione costante. È uno stato dell’anima, un bisogno, un modo di respirare. È una presenza che mi accompagna e che si manifesta anche quando non la cerco.
Qual è la soglia tra pittura e corpo che più ti affascina e come scegli quando superarla?
Mi affascina proprio quel momento in cui il corpo smette di essere solo un supporto e inizia a “respirare” con l’opera. La soglia che più mi colpisce è quando il dipinto non copre il corpo, ma lo rivela. Lo trasforma. Non decido razionalmente quando superarla: è qualcosa che accade, che sento. A volte basta uno sguardo, una postura, una vibrazione interna. Quando il dipinto diventa esperienza viva, allora so che ho oltrepassato quel limite.
Cosa significa per te lavorare con la pelle come superficie, rispetto alla tela?
La pelle non è neutra come la tela: ha storia, emozioni, respiro.
Nei tuoi lavori sembra emergere una tensione tra visibile e invisibile: cosa cerchi di lasciare in ombra?
Nei miei lavori lascio in ombra la mia storia, ciò che è troppo intimo per essere detto apertamente. La pittura sul corpo mi permette di raccontare senza spiegare, di nascondere dietro i colori ciò che non voglio svelare con le parole. Ogni linea, ogni sfumatura porta con sé un frammento del mio passato, ma resta avvolto nel mistero. È una scelta consapevole: l’invisibile, per me, ha un potere narrativo più forte del visibile.”
Hai mai sentito che un’opera realizzata sul corpo potesse trasformarsi in un’opera autonoma, al di fuori del tempo effimero della performance?
L’opera sul corpo si trasforma in autonoma attraverso la fotografia: da gesto effimero diventa immagine eterna.
Come si intrecciano i tuoi riferimenti letterari con le scelte cromatiche e formali delle tue opere?
Nei miei lavori inserisco sempre un frammento di storia, perché per me l’arte è racconto. I riferimenti letterari guidano l’atmosfera dell’opera, mentre la teoria del colore dà struttura al messaggio. Ogni tonalità è scelta con intenzione, ogni forma risponde a un’immagine evocata da parole lette o vissute
In che modo l’esperienza del trucco con effetti speciali ha influenzato la tua visione della pittura?
L’esperienza con il trucco effetti speciali non ha cambiato la mia visione della pittura, l’ha rafforzata: mi ha insegnato a vedere la pelle come una superficie trasformabile, capace di diventare qualsiasi cosa — materia, emozione, racconto.
Cosa ti spinge a continuare a partecipare a concorsi e competizioni artistiche, pur avendo già ricevuto importanti riconoscimenti?
Partecipo ancora ai concorsi perché sono competitiva, ma in modo sano: ho grande stima dei miei colleghi e questi eventi sono un’occasione per incontrare il mio mondo, condividere, crescere. Non mi sento mai arrivata — ogni competizione è uno stimolo a fare meglio, a mettermi in discussione.
Descrivimi in tre colori:
Nero, perché in me c’è una parte cupa, profonda, che riflette il silenzio e l’introspezione.
Bianco, per la semplicità che amo, per la purezza dei gesti e delle intenzioni.
Rosa, perché dentro di me vive ancora una bambina curiosa e credo autentica.





