LA TONA’ – ANTONINA CAROLLO

ANTONINA CAROLLO è una donna che, a soli 40 anni, ha vissuto esperienze straordinarie e diverse tra loro, tutte guidate da un unico filo conduttore: la fede. La sua storia inizia a Palermo, dove ha ottenuto un diploma in ragioneria frequentando la scuola serale mentre lavorava nell’azienda di famiglia. Successivamente, si trasferisce a Milano per il master in imprenditorialità e strategia aziendale , già laureata a Palermo, rifiutando offerte di lavoro per partecipare a missioni di aiuto in tuta Europa. Sin da piccola, Antonina ha coltivato una passione per la Spagna, scegliendo di ballare flamenco per le strade di Siviglia. Tornata a Palermo per il diploma in teologia, si è trovata a dover ricostruire le basi per una nuova partenza. La vita di Antonina, ricca di cambiamenti e nuove esperienze, è stata sempre caratterizzata da un forte senso di fede e da un’incredibile determinazione. Antonina, che da bambina era convinta di voler rimanere a Palermo per tutta la vita, ha iniziato a lavorare a 13 anni nell’azienda di famiglia senza però rinunciare agli studi. Frequenta la scuola di ragioneria di sera, crescendo rapidamente in un ambiente adulto. Questa infanzia intensa ha alimentato in lei una sete di conoscenza che l’ha portata a trasformare radicalmente la sua vita negli anni successivi. Dopo Antonina si trasferisce a Milano per un master alla Bocconi. Qui, affronta le sfide di vivere da sola, lavorando sodo per pagare l’affitto e partecipando attivamente a progetti della chiesa cristiana. Rifiuta offerte di lavoro per dedicarsi alle missioni, seguendo il suo mantra: “le porte si aprono da sole e al momento giusto”. Nel periodo in cui era a Milano e serviva attivamente la chiesa locale, il suo pastore le chiede di andare in Spagna per aprire una chiesa a Siviglia. Antonina accetta senza esitazioni, attratta da un paese che ha sempre sentito come “suo”. Dopo tre mesi difficili, inizia a ballare flamenco per strada, trovando in questa attività una forma di espressione e libertà. Frequenta accademie e scuole di grandi maestri fino a quando Josè Galvàn, un guru del flamenco, la battezza “La Tonà”. In Spagna, Antonina entra in contatto con la comunità gitana e partecipa a progetti di aiuto per società meno agiate. Nel 2019, su richiesta del suo pastore, torna a Palermo, un ritorno difficile ma segnato da “segnali”. Il 2020, con la pandemia e il lockdown, le fa comprendere l’importanza di essere vicina alla famiglia. Riprende gli studi, consegue una seconda laurea, completa un corso di teologia, produce un profumo e continua a ballare flamenco per le strade di Palermo. Il cuore di Antonina è ancora legato alla Spagna. «Palermo rimarrà sempre la mia città, la amo profondamente ma da quando ho iniziato a viaggiare per il mondo ho capito quanto mi stava stretta», confida. Adesso ha in mente un nuovo progetto , aprire la sua scuola di danza, diffondere la sua arte in modo personale e distinta, che sia alla portata di tutti, perché la danza non ha età e chiunque può iniziare quando vuole ,  dove si esalta il benessere della salute fisica e mentale creando un percorso insieme fino al soddisfacimento del proprio essere sia in spirito che nel corpo, e chissà magari questo progetto avrà inizio proprio dalla Puglia. Sono in fase di progettazione.

Qual è stato il tuo primo approccio con il flamenco e cosa ti ha ispirato a iniziare a ballare questo stile?

All’età di 4 anni andai a Madrid per la prima volta con la mia famiglia , andammo in un tablao e per la prima volta vidi il flamenco , ancora ricordo quel giorno e quell’emozione, che per il fatto di essere troppo piccola non riuscivo ad esternare. Già a 4 anni iniziai con danza classica ma, quello che vidi su quel palco con quegli abiti stupendi, quella forza che mi fece vibrare la portai con me fino a quando con l’avvento di internet iniziai a cercare video di flamenco, per poi viaggiare all’età di 22/23 anni in Spagna per prendere lezioni dai vari Maestri.

Puoi descrivere le emozioni che provi quando balli il flamenco?

Il flamenco per me è vita, riesce a far emergere tutte le emozioni che provo dentro, se sono felice trasmetto gioia, se sono triste il ballo diventa più intenso e deciso , ma il comune denominatore è che qualsiasi sia la giornata che abbia vissuto quando inizio a ballare entro in un mondo parallelo che mi porta più che a ballare ad adorare , perché per me la mia danza è una preghiera , ad ogni movimento attribuisco un mess che è mio personale , dato proprio dal tipo di preghiera che sto facendo in quel momento, e agli occhi dei più sensibili questo viene riconosciuto.

Quali sono i principali elementi tecnici e stilistici che rendono il flamenco unico rispetto ad altre forme di danza?

A livello tecnico il flamenco si contraddistingue per il suo “Quadro” così di chiama il gruppo che si compone tra chitarrista, cantante,  ballerino/a , puoi anche trovare chi emette Palmas , ossia il ritmo con il battito delle mani , e chi suona le percussioni come il Cajon. Ognuno di loro é essenziale per creare un’ atmosfera unica e un preludio di ritmi che vibrano nel cuore. Nessuno lo sa ma la parola flamenco é il nome che racchiude più di 80 stili del flamenco. Dovete pensare alla parola flamenco come se fosse l’albero e i suoi rami rappresentano I vari stili che vanno dal tango alla buleria, dalla soleá alla seguirilla e così via , ognuno di loro viene ballato in diverse occasioni e con movimenti e stile di canto completamente diversi perché servono a marcare proprio il sentimento di quello stile. 

Hai un “palo” (stile di flamenco) preferito? Se sì, quale e perché?

Amo molto il ritmo del tango flamenco e la buleria perché sono molto allegri, ideali fa ballare per fare festa e creare un’armonia giocosa e coinvolgente.

Quanto tempo dedichi alla pratica e allo studio del flamenco ogni settimana?

Il flamenco é una danza che se non ascolti non puoi ballare. La pratica è fondamentale ma non essenziale, chiunque ascolti musica flamenca puo’ lasciarsi trasportare dai suoi ritmi,  motivo per cui il flamenco è amato in ogni parte del mondo,  chi è amatore è libero di lasciarsi trasportare dai suoi suoni, per me che ballo a livello professionale ho dovuto  imparare dei codici di entrata di uscita e di stazionamento nel palco che sono tipici e diversi in ogni stile del Flamenco. Non si finisce mai di imparare anche perché ogni passo può essere anche inventato purché rientri nel “compass” ossia il ritmo. Ogni giorno dedico molte ore alla formazione anche perché a parte ballare nei matrimoni ed eventi sono principalmente artista di strada e ogni giorno per 5/6 ore mi trovo in strada a ballare , facendolo diventare la mia sala prove. L’unico giorno di relax è la domenica che la dedico alla chiesa e alla famiglia

Chi sono i tuoi modelli di riferimento nel mondo del flamenco?

Nel mondo del Flamenco ci sono tantissimi referenti, di cui da molti ho avuto l’onore di poterne attingere l’essenza essendo stati I miei Maestri, vengo dalla scuola Antica del Flamenco, da ogni Maestro attingevo qualcosa fino a creare la mia forma di ballare e la mia personalità. Non amo essere la copia di nessuno perché credo nell’originalita’ dell’essere umano, ho molta personalità e questo mi ha permesso di non essere influenzata nello stile ma di riuscire a crearne uno totalmente mío,  grazie all’apporto dei grandi Maestri che mi hanno accompagnato nel mio cammino.

Puoi raccontarci un aneddoto memorabile di una tua performance? Quali sono le sfide principali che hai incontrato nel perfezionare la tua tecnica di flamenco?

Il bello del mio lavoro é quando riesci a raccogliere varie testimonianze sulla base della tua performance. In quanto artista di strada un giorno a Siviglia, (dove ho vissuto per 9 anni e ad oggi faccio da spola tra Siviglia, Sicilia e Puglia), inizio a ballare e si ferma una Signora, solitamente ho un loop di 1 ora e poco più di musica sulla quale ballo per poi prendermi 5 minuti di pausa , le persone passano si fermano10/15 minuti e poi c’é il turn over di spettatori, questa Signora invece rimase fissa a guardarmi per tutto il tempo del mio spettacolo, notavo nei suoi occhi che voleva dirmi qualcosa,  ad un tratto le caddero delle lacrime, da lì,  quando fini quel brano lei mi ha preceduta venendo da me chiedendomi se potesse abbracciarmi e ringraziarmi, dissi di sì ma chiesi per cosa mi dovesse ringraziare, così lei apri il suo cuore , aveva perso da poco il figlio e una sua amica per farla svagare le fece fare il viaggio a Siviglia, mentre mi vide ballare disse che mi vedeva muovere come fossi un angelo e in quell’istante fece una preghiera chiedendo al figlio un segnale perché stava dedicando la mia danza a lui , in quell’istante la signora mi racconta che io feci un passo coreografico dove stendevo le mani e lo sguardo al cielo , così lei ebbe il suo segnale.  Rimasi impattata da questa testimonianza perché ogni giorno se  ne susseguono molti similari, per questo dico che la mia danza è una preghiera che può essere capita ed accolta solo da cuori sensibili e aperti, la tecnica nel flamenco richiede dedizione,  la maggior parte dei suoni sono emessi dai piedi che con i chiodi delle scarpe diventano percussioni. I passi sono molto complessi e devi avere un ottima capacità di sincronizzazione e coordinazione tra piedi, braccia e corpo. A volte in base alla coreografia il Maestro “monta” dei passi così complessi e con una musicalità che rompono ogni singola nota del ritmo, sono talmente difficili che hai bisogno di affittare la sala prove per poter provare e riprovare fino ad eseguirlo in modo corretto , nel tempo esatto e con la corretta musicalità. La stanchezza ad un certo punto è tanta e a volte arrivi a non saper più coordinare nulla , avverti come un blocco e seppur la mente sa cosa devi fare il corpo non risponde , però basta capire quando è il momento di fermarsi per poi riprendere meglio di prima.

Come influenzano le tradizioni e la cultura spagnola la tua interpretazione del flamenco?

La natura di questa arte è molto selvaggia, profonda, emozionante, ha talmente tante di quelle sfaccettature che mi permette di poterla trasmettere perfettamente perché seppur io non sia gitana di origine posso dire che percepisco questa cultura come non potrei nemmeno spiegare, mi sento molto vicina al popolo e amo il modo in cui hanno usato la danza e il canto per poter ribellarsi ai vari soprusi di cui erano vittime.

Quali consigli daresti a chi vuole iniziare a ballare il flamenco?

sono di parte lo so è palese! Però posso permettermi di consigliare a chiunque di poter provare questa fantastica arte che oltre all’eleganza e alla femminilità regala forti emozioni, per chi invece volesse già intraprendere questo studio, consiglio di iniziare ad ascoltare molta musica di flamenco, cercando di capire cosa si vuole trasmettere, informarsi sulla cultura e le origini, non avere fretta di mettersi le scarpe ai piedi ed indossare quei bellissimi abiti, perché il vero flamenco é quello che si balla scalzi e spettinati, inoltre bisogna essere predisposti a invertire il tempo ad allenarsi per poter assimilare bene il ritmo , e non avere la premura di arrivare, perché é un cammino lento ma stupendo ! Ricordati che il flamenco é come un albero , fortifica le radici per espanderti negli anni.

Da qualche anno ormai ho iniziato a lavorare molto con la Puglia , venivo in estate come artista di strada , e da lì i passanti vedendomi  iniziarono a   propormi spettacoli per i loro matrimoni,  il tutto dopo è stato un passaparola , ad oggi sono spesso tra le varie città della Puglia per celebrare i vostri magnifici matrimoni ed eventi, sono sempre molto felice quando arrivano le contrattazioni dalla vostra Regione che ormai sento un po’ anche mia, cerco per quanto possibile di poterla omaggiare utilizzando dei colori di accessori o abbigliamento che richiamino la vostra terra e spero presto in un trasferimento. Ad oggi sono operativa nelle piattaforme social dove mi potete trovare come Esmeguapa La Tonà, o Antonina Carollo,  faccio lezioni online di flamenco e spagnolo , e ho l’agenda sempre pronta per poter inserire un nuovo evento che sia matrimonio o feste di piazza, con il mio flamenco fusion, qualunque sia la tematica riesco sempre a stravolgere la mia arte rimanendo fedele ai ritmi . Con l’arte ci sono infiniti modi di creare .

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