Artista di Copertino, in provincia di Lecce, si occupa di scultura, pittura e poesia. Una vita di lavoro (Andrea inizia a lavorare da piccolo, aiutando il padre come piastrellista e muratore durante le vacanze scolastiche) e sport (ha praticato pugilato, vincendo il campionato italiano School boys del 2009 a Pomezia), fino all’incontro con la “materia prima”, la pietra, avvenuto in un cantiere. Da lì nasce l’amore per la scultura e più in generale per la ricerca artistica, che abbraccia anche la pittura e la poesia. Ha partecipato a vari concorsi letterari arrivando ad alcuni di questi finalista, ha pubblicato un ebook intitolato “Gli angoli della vita” con una casa editrice, e molte sue opere sono state pubblicate in riviste e siti internet. Ha partecipato a varie mostre artistiche e ora lavora come libero professionista nelI’ediIizia.
Cos’è per te l’arte?
L’arte è il mio modo di dare forma a ciò che non può essere spiegato a parole. È un dialogo tra materia e pensiero, un ponte tra realtà e visione interiore. È un’esplorazione continua, un modo per raccontare emozioni, storie e riflessioni sulla vita, e a volte è anche improvvisazione, un modo per fuggire dalla noia e un modo per rimpiazzare la creatività quando manca, in modo da creare ugualmente qualche opera.
Come convivono nella tua vita il lavoro in edilizia e la ricerca artistica? Si influenzano a vicenda?
Il mio lavoro in edilizia mi ha dato una conoscenza profonda dei materiali, del loro peso e della loro resistenza, specialmente sulla pietra leccese (pietra tipica del Salento). Questo ha influenzato la mia arte, soprattutto nella scultura, dove ogni blocco di pietra racconta una sfida tecnica e creativa. La fisicità del lavoro manuale si traduce nella mia ricerca artistica, permettendomi di comprendere la materia in un modo che va oltre la pura estetica.
Nel passaggio dal pugilato all’arte, c’è stato un momento in cui hai sentito che la forza fisica poteva diventare forza espressiva?
Assolutamente sì. Il pugilato mi ha insegnato il controllo, la disciplina e il valore della strategia. In arte, quella stessa intensità e forza si traducono in gesti decisi sulla tela, nelle linee scolpite nella pietra. È un’energia che si trasforma, da combattiva a creativa, mantenendo intatta la sua potenza.
La tua esperienza manuale con i materiali da costruzione ha influito sul tuo modo di scolpire o dipingere?
Sì, lavorare con pietra, ferro e altri materiali mi ha dato una sensibilità speciale nel trattarli in modo artistico. La scultura, per me, è un processo che nasce da un rispetto per la materia, un ascolto delle sue possibilità. La pittura, invece, mi permette di lavorare sulla fluidità del colore, un contrasto con la solidità della pietra.
Come nasce una tua poesia? Viene prima l’immagine o la parola?
Dipende dal momento. A volte è un’immagine forte che chiede di essere raccontata con le parole. Altre volte è una frase o addirittura una parola che mi gira in testa e che poi si sviluppa fino a diventare un pensiero visivo. La mia poesia è molto legata alla mia arte, spesso nascono insieme, come parte di uno stesso flusso creativo, tante altre volte separate.
Hai dei maestri o ispirazioni precise nel tuo percorso artistico?
Mi ispiro a chi ha saputo trasformare la materia in emozione: Michelangelo per la potenza delle sue sculture, Modigliani per la sintesi delle forme, e Burri per il modo in cui ha fatto dialogare il colore con la materia. Fabrizio De André e Francesco Guccini, invece mi hanno influenzato sulla poesia.
Ma anche il territorio e le persone che mi circondano sono una fonte continua di ispirazione.
Cosa cerchi di raccontare attraverso le tue opere, sia visive che letterarie?
Cerco di raccontare la trasformazione, il passaggio tra mondi apparentemente opposti: forza e delicatezza, passato e futuro, concretezza e astrazione. Le mie opere sono un modo per indagare il significato nascosto nelle forme, nelle ombre e nei segni. Ho vari stili, come si può notare dalle mie opere, c’è chi apprezza e chi no, e questo mi piace, l’arte non è logica, se lo è a volte, raramente, ognuno deve essere fiero del suo stile.
Hai un’opera, tra tutte quelle realizzate, che senti più vicina o più rappresentativa di te?
Non ho un’opera che sento più vicina di altre, perché ogni lavoro è parte di un percorso e rappresenta un frammento di ciò che sono in quel momento. Ogni scultura, ogni dipinto, ogni poesia racconta un aspetto diverso del mio viaggio creativo. Non vedo le mie opere come entità separate, ma come tasselli di un unico grande dialogo con la materia e con me stesso. Sono tutte uguali perché sono tutte necessarie, nessuna prevale sull’altra, e forse proprio questo è il senso del mio lavoro: l’insieme più che il singolo.
Come vivi il rapporto con il tuo territorio, Copertino e il Salento, nel tuo lavoro creativo?
Il Salento è una presenza costante nella mia arte. Le pietre, i colori, la luce, ma anche la storia e le tradizioni influenzano il mio lavoro. Cerco di far emergere questo legame nelle mie sculture e dipinti, come un modo per mantenere viva l’identità della mia terra.
Hai mai pensato di fondere le tue arti in un progetto unico – una mostra che contenga poesia, pittura e scultura insieme?
Sì, e credo che sia la mia direzione naturale. Le mie opere visive e letterarie nascono spesso insieme, quindi una mostra che le intrecci in un unico spazio sarebbe la rappresentazione più fedele del mio percorso creativo.
Descriviti in tre colori.
Ocra per la terra e la materia, il legame con il mio lavoro e il mio territorio.
Blu per il pensiero e la profondità, la ricerca interiore che guida la mia arte.
Rosso per l’energia e la forza, quella che nasce dal pugilato e si trasforma in espressione artistica.











