GIUSEPPE D’ASTA

GIUSEPPE D’ASTA è nato il 29 febbraio del 1976 e vive a Bari. Dopo gli studi universitari in Conservazione dei beni culturali, ha iniziato ad occuparsi di organizzazione e comunicazione di eventi culturali. Ha esordito con libri illustrati per ragazzi ma oggi si occupa prevalentemente di arte pubblica “street art”. Ha realizzato circa 30 opere di street art per le strade, muri, piazze e scuole della città di Bari e anche livello nazionale. Oggi conduce percorsi di progettazione partecipata come Esperto di Arte e Decoro Urbano per conto di scuole, enti pubblici e privati. Ama definirsi un “illustratore di strada”. www.giuseppedasta.it

Quando hai iniziato a disegnare, e perchè?

Mia madre mi racconta che all’età di 3 anni già disegnavo sui vetri della cucina di casa, quando d’inverno si creava la condensa nel tepore della casa. Ho sempre disegnato, iniziando a copiare cartoni animati anni 80, il mio preferito Lady Oscar. Dopo gli studi universitari sognavo di curare musei e allestire mostre ma il settore dei beni culturali in cui mi sono formato, non offriva lavoro negli anni 2000. Dopo una breve esperienza milanese, tornato a Bari (momento molto critico della mia vita) ho ripreso a disegnare. Sono riuscito a fare della mia passione con tanti sacrifici “una professione” avvicinandomi al mondo dell’illustrazione, fondando assieme ad altri illustratori pugliesi un’associazione. Oggi non amo definirmi solo illustratore, perché sono sempre in continua evoluzione e ricerca. Dopo una breve esperienza come illustratore di libri illustrati, mi sono reso conto che fare libri non era proprio la mia massima ambizione, non escludo che un giorno possa ritornare a illustrare libri. Da oltre 6 anni sono passato alla strada, ai muri “street art”, disegnare per strada, stare a contatto con i cittadini mi gratifica molto di più. Il ruolo di artista di strada oggi mi ha portato a condurre percorsi di arte pubblica ed educazione al senso civico degli spazi pubblici nelle scuole, per conto di enti pubblici e privati. Domani mi stancherò anche di questo, perché vedo che ormai la street art é satura e sinceramente, a mio discapito lo dico, non mi piace l’uso spropositato che si stia facendo di questo mezzo di comunicazione, preferisco vedere un muro bianco. Vedo che già in altri luoghi stanno nascendo nuove forme di arte pubblica, presto anche la street art sarà inglobata da altre forme di arte contemporanea, come sta già accadendo in altri paesi.

Com’è cambiata la tua vita dopo che hai conosciuto l’arte?

Essere oggi un “artista” mi ha sicuramente reso una persona migliore, dato un’identità, per anni mi sono sentito smarrito, quando ho iniziato ad approcciarmi al mondo dell’illustrazione, ho capito che avevo perso molto tempo della mia vita in cose che non mi avrebbero mai reso sereno e completo. Riuscire a vivere con quello che più ti piace fare è sicuramente molto più appagante, ma ha anche i suoi lati negativi, mi capita di disegnare spesso poche volte per me stesso, ormai disegno più per gli altri. Sono tante le idee che mi frullano in testa ma il tempo è tiranno.  L’aspetto peggiore del mio lavoro è quando ti commissionano un bozzetto, dover rimodulare la tua idea in base alle esigenze altrui ed è molto frustrante, per fortuna capita raramente. Amo profondamente il mio lavoro e sono molto geloso di quello che mi sono costruito, ho sempre avuto grande rispetto per i miei colleghi, sempre riconoscente a chi mi ha dimostrato stima, affetto e in qualche modo contribuito a realizzare i miei sogni, ma se oggi ho costruito qualcosa lo devo soprattutto a me stesso. Progettare e realizzare un’opera d’arte a maggior ragione un murale è molto faticoso, c’è sforzo fisico, psicologico e tanta ricerca (aspetto che non viene quasi mai considerato). Oggi potrei definirmi un “illustratore di strada” proprio come avevo intitolato anni fa un bellissimo progetto contro i fenomeni di bullismo e violenza condotto con dei ragazzi del quartiere San Paolo di Bari con CAPS.

Come nasce una tua opera e dove trovi l’ispirazione?

In genere le mie opere nascono da tutto quello che mi accade nella vita quotidiana e da quello che ho vissuto, tutto torna nel mio stile, nel mio linguaggio, dai ricordi di infanzia, dagli studi di storia dell’arte, dai libri letti, dal cinema…Spesso mi vengono le idee quando sto per addormentarmi. Ho imparato a cogliere tanti segnali, anche da quelle strane avventure della vita quotidiana, possono nascere dei capolavori. Mi piace sempre partire dalla realtà e stravolgere in chiave surreale i miei personaggi, le mie immagini.

Sogno nel cassetto?

Devo ammettere che in pochi anni ho realizzato diversi sogni, per esempio di recente sono stato coinvolto in un progetto di arte pubblica a Milano, desideravo tanto vivere un’esperienza fuori Puglia ed è arrivato anche questo. Mi piacerebbe realizzare un murale sulla facciata di un palazzo, mi sono capitate delle opportunità in passato, ma non ero in quel momento pronto, non era ancora il momento! perché io credo molto nel fato e che prima di approcciarsi a progetti molto grandi, che sono sotto gli occhi di tutti, devi avere fatto la così detta gavetta, essere molto sicuro di quello che stai facendo, devi crederci veramente, perché il bello della street art è che ti consente visibilità immediata ma allo stesso tempo sei sotto il giudizio di tutti. Per il resto sogno sempre di vivere di questo lavoro, avere presto un mio spazio dove potermi dedicare ad altro, poter fare per conto mio quello che faccio già “per conto di”, pur credendo molto nella condivisione e collaborazione con altre realtà.

Hai dei progetti futuri?

Si ho già dei progetti futuri, ma sono piuttosto scaramantico e preferisco tenermeli segreti, tanto prima o poi lo vedrete.  Ma soprattutto vorrei portare avanti il mio progetto, per me non è solo lavoro è una “mission” di vita. Soprattutto amo portare la mia esperienza ai giovani perché come l’arte ha salvato me dalla strada, io credo che lo stesso possa succedere a quei ragazzi che hanno delle passioni ma non riescono a portarle avanti, perché spesso vivono in contesti sociali molto difficili e soprattutto sono spesso i propri genitori a non credere nei propri figli, “se hai del talento questo prima o poi verrà a bussarti, mai spegnerlo per volontà altrui”.

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