MARY PELLEGRINO

MARY PELLEGRINO, pugliese, curiosa, eclettica e creativa. Ama viaggiare, leggere, scrivere, cucinare, ascoltare musica e naturalmente fotografare. Dal 2011 è autrice del blog Dafne’s Corner, in cui convivono tutte le sue passioni. Fotografare, per lei, è un bisogno, e la macchina fotografica è un’estensione dei suoi occhi, delle sue emozioni e soprattutto della sua immaginazione. Attraverso la fotografia riesce a raccontare storie senza l’ausilio di parole. Il suo stile fotografico è semplice e complesso allo stesso tempo. È fatto di luci, ombre e contrasti di colore che rispecchiano la sua personalità, il suo vissuto e il suo modo di guardare il mondo. Sono il frutto di una scintilla o di un piccolissimo dettaglio che l’ha fatta innamorare, perché la bellezza è ovunque, basta saperla vedere. Ha collaborato con marchi importanti, portali, riviste e partecipato alla realizzazione di diversi libri, sia come fotografa che come content creator. Nel 2022 ha pubblicato con PSICOGRAFICI Editore la sua prima monografia: “Balance of Light and Dark – Food Art and Photography”.

𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗵𝗮𝗶 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗶 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮?

Il mio amore per la fotografia affonda le radici nei ricordi d’infanzia e ha l’odore degli acidi utilizzati nella camera oscura per sviluppare le foto. Un amore che pian piano è cresciuto fino a diventare parte integrante e fondamentale della mia vita. Tutto è iniziato nel 2011, quando il mio papà mi ha regalato la prima reflex. Poco dopo, più per gioco, ho lanciato in rete il mio blog, il Dafne’s Corner. Un piccolo angolo in cui convivono tutte le cose che amo. Il tema principale è il cibo. In principio, scattavo foto semplici, che potessero rappresentare al meglio i piatti che cucinavo, ma poi è esploso il bisogno di imparare a padroneggiare davvero la macchina fotografica, così, ho iniziato a sperimentare e lasciare che diventasse un’estensione dei mei occhi, delle mie emozioni e soprattutto della mia immaginazione. Fotografare, per me, è un bisogno, ecco perché la macchina fotografica mi accompagna ovunque io vada. La fotografia è un mezzo di comunicazione e di espressione potentissimo che mi consente di raccontare storie. Grazie a una bella fotografia si può valorizzare un prodotto, un piatto, un ambiente o un luogo, e si può riuscire a stabilire una connessione profonda con chi guarda. Poiché non amo le etichette e non mi piace sentirmi in gabbia o vincolata, ho sempre cercato di vivere la fotografia in modo libero, ecco perché non ho mai voluto concentrami unicamente sulla food photography a cui, comunque, devo molto.

Cosa ti piace fotografare fuori dall’ambiente lavorativo?

Tutto ciò che mi colpisce, non ho limiti. Amo i dettagli e mi incuriosiscono molto gli esseri umani immersi nella loro quotidianità. Adoro i contrasti di colore, la penombra e prediligo scattare con la luce del tardo pomeriggio, quando il sole inizia a calare. Le mie foto, il più delle volte, sono istintive. Sono il frutto di una scintilla o di un particolare che mi ha fatto innamorare.

𝗟𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼 𝗽𝗶𝘂’ 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮𝗶 𝘀𝗰𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼?

Potrà sembrare una frase fatta, ma penso di non averla ancora scattata “la foto più bella”, anche perché sono sempre particolarmente critica verso me stessa. Poi, è difficile sceglie, perché sono tutte figlie mie. Per dire, sul mio blog sono ancora presenti le mie primissime (e orribili) foto, scattate senza un minimo di criterio… Eppure, quando mi capita di ritrovarmele sotto gli occhi, mi emoziono, perché in quegli scatti sono presenti parti di me che non ci sono più. Sono momenti della mia vita, del mio percorso e della mia crescita, non solo artistica, ma anche umana. Sono figlie di momenti diversi, di stati d’animo diversi, di approcci diversi. Perché si cambia sempre, non si resta mai fermi, e questo vale per la mia fotografia e per quella di chiunque altro. È la curiosità che spinge a ricercare sempre nuovi modi per esprimersi e a sperimentare nuove tecniche. Ecco perché temo che “la foto più bella” non vedrà mai la luce.

L𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮 𝗵𝗮 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮?

Assolutamente sì, in un certo senso mi ha rimessa al mondo. Scattare foto è terapeutico, mi fa stare bene, mantiene sempre vivo il mio lato creativo, il mio interesse verso il mondo circostante e mi consente di comunicare senza l’ausilio di parole. Anzi, è proprio attraverso la fotografia che riesco a esprimermi meglio, senza filtri. In un certo senso, attraverso la fotografia riesco a dare forma e a rappresentare quello che è il mio mondo estetico ideale.

E𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝗰𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼?

Qualcuno, forse i più “tecnici”, potrebbero rispondere in modo affermativo a questa domanda, ma dal mio punto di vista, che sono una persona molto di pancia, lo scatto “perfetto” è quello che, nonostante le sue imperfezioni, riesce a suscitare delle emozioni in chi guarda. È quello che racconta una storia e che solletica sensi e pensieri. È quello che riesce a farti immaginare e desiderare tutto quello che c’è oltre lo scatto stesso, paradossalmente, tutto ciò che è rimasto fuori dall’inquadratura. La perfezione, così come l’omologazione, sono molto lontane da me e dal mio modo di essere.

𝗖𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗼 𝗯𝗶𝗮𝗻𝗰𝗼 𝗲 𝗻𝗲𝗿𝗼? 𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝘀𝗰𝗶?

Il bianco e nero mi affascina molto, ma prediligo il colore.

𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗮 𝗰𝗵𝗶 𝘃𝘂𝗼𝗹𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗮?

Di acquistare una macchina fotografica, magari una entry level, e sperimentare. La fotografia si può “imparare” solo provando e riprovando infinite volte. Saper padroneggiare la macchina fotografica è fondamentale, ma è l’intuizione a fare la differenza. La scintilla. La capacità (e anche la fortuna) di riuscire a cogliere e cristallizzare nel tempo un singolo attimo, quello “giusto”, rendendolo eterno. Un singolo attimo capace di “parlare” a tutti, o quasi. Tutti i giorni vengono scattati milioni di foto, siamo sommersi dalle foto, ma quante di queste, se mostrate a un pubblico ampio, risulterebbero particolarmente significative? Probabilmente, pochissime. Scattare una foto, se lo si fa per “mestiere”, è allo stesso tempo la cosa più facile e più difficile del mondo. Possedere uno stile unico e personale, riconoscibile, può fare la differenza. Ecco perché è fondamentale lavorare su se stessi, per riuscire a distinguersi.

𝗣𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗶?

Continuare a scattare foto fino alla fine dei miei giorni, fino a quando la ragione, gli occhi e le mani me lo consentiranno.

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